Lo chef oplontino Ermanno Lelli, da Hong Kong:”Torre Annunziata, sempre nel mio cuore. Un giorno, mi piacerebbe tornare”

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Il giovane oplontino, chef e consulente nel campo della ristorazione, con la sua attività di successo nella lontana Hong Kong, e’ diventato uno degli ambasciatori nel mondo di Torre Annunziata. Abbiamo parlato con lui della situazione che sta vivendo il nostro Paese ma anche, di Savoia.

In questo periodo molto difficile che si trova a dover vivere la nostra Nazione, un pensiero non può che essere rivolto ai nostri concittadini sparsi in tutto il Paese ma anche in tutto il mondo. Tanti, sono difatti i torresi emigrati tanto tempo fa dalla propria terra natia in cerca di fortuna che con tanto impegno, lavoro e soprattutto ingegno, hanno saputo adattarsi a nuove culture e affermarsi in un contesto così diverso esportando il sempre vincente “made in Italy”. Uno di quelli che ce l’ha fatta, è Ermanno Lelli, proprietario del ristorante il “Segreto” di Hong Kong. Fondendo la bontà delle ricette tradizionali napoletane, più in particolare i segreti culinari della nonna con l’innovativa idea della “private kitchen”, ovvero un ambiente familiare in cui sembra che si pranzi o si ceni a casa tra amici, il ristoratore torrese è riuscito a creare un connubio vincente tra il vecchio ed il nuovo, divenendo un ambasciatore della “torresita’” nel mondo. Lo abbiamo raggiunto mentre era intento ad allenarsi quando su Hong Kong, era già calato il buio, visto il fuso orario e la differenza di ben 7 ore rispetto all’Italia ma si è dimostrato molto disponibile e ben lieto di poter parlare di lui, della sua terra e del Savoia.

Guardando in tv la trasmissione “Quattro ristoranti”, condotta dal noto chef Alessandro Borghese, abbiamo appreso, con grande sorpresa che un nostro conterraneo tiene alto il nome della nostra città nel lontano Oriente ed il suo locale, è tra i migliori ristoranti italiani di Hong Kong. Siamo curiosi, in tal senso, di conoscere la tua storia. Da quando sei ad Hong Kong e perché proprio lì?

Sono andato via, per scelta. Avevo tanta voglia di conoscere il mondo, di sperimentare e mettermi la prova ed eccomi qua. Fortuna ha voluto che sia cresciuto in una famiglia numerosa dove si cucinava, praticamente, mattina, pomeriggio e sera. Degli zii, erano originaria del quartiere “Cuparella” e in tutto erano ben 13 figli. Dal lato materno, invece, i componenti erano ancora di più. Pensa che la mia bisnonna Luisa, era famosa perche’ nel giorno in cui morì il mio bisnonno, organizzava ogni anno, una grande cena per i poveri di Torre Annunziata e di tutto il Comprensorio e considerando che eravamo negli anni 30’, erano un bel po’ di persone. Dunque si può dire che sono nato con le mani sporche di carciofi arrostiti, con le dita nel pure’ e nel ragù, visto che in occasione del pranzo domenicale, non eravamo mai meno di venti persone. Nel corso della mia vita, ho viaggiato a lungo: Sono stato prima a Londra, dove facevo il cameriere, poi negli Stati, Uniti e a Lubiana. In seguito, sono tornato in Italia per completare gli studi. Mi sono iscritto all’ Hospitality Management e nel frattempo lavoravo come chef in un ristorante napoletano a Roma, per pagarmi gli studi manageriali. Diventato direttore Food & Beverage, ho ricominciato a girare. Sono stato in Africa (Kenya e Tanzania), di nuovo Stati Uniti, a Siena al Jolly Hotel e a Shangai. Sia in Kenya che in Cina, sono cominciati ad arrivare i primi successi. In Africa, avevamo messo su un locale di ben 300 posti che era diventato il miglior ristorante italiano della zona. In Cina, invece, il ristorante che ho gestito è stato eletto miglior ristorante italiano di Shangai nel 2008 e nel 2009. Mi hanno dunque voluto fortemente ad Hong Kong. La mia figura, dunque, e’ quella di direttore anche se la sera, mi diletto a travestirmi da chef. Tutto è nato un po’ all’improvviso. La sera, giravo nei locali della città ma restavo puntualmente deluso dai piatti che assaggiavo. Chi metteva la panna nella carbonara, chi il salmone nel ragù etc. Così, spinto anche dagli amici, ho messo su questo locale che per fortuna, in questo periodo, è anche uno dei pochi che sta continuando ancora a lavorare visto che ci siamo, nel tempo, costruiti una cerchia elitaria di clienti che escono per mangiare anche nonostante l’ emergenza coronavirus. E sono molto contento perché sto ottenendo grandi soddisfazioni. Cucinare il ragù come lo faceva mia nonna a via Fusco, il pure’ di patate come lo facciamo noi e sentirsi dire “non avevamo mai assaggiato piatti così buoni”, ti riempie di orgoglio.

Da quale zona di Torre Annunziata provieni? Sei rimasto ancora legato alla tua terra d’origine e ci ritorni di frequente o ti è difficile per motivi logistici?

Sono originario del quartiere “Carminiello” mentre i miei genitori, di Torre Centrale e sono rimasto legatissimo alla mia città. Con i miei parenti, mi ci sento tutti i giorni: Anche perché se non lo faccio (scherza) mi tagliano la testa dal collo.

La scelta di creare un modello di “private kitchen”, un modo di pranzare o cenare come se si fosse a casa, è stato molto innovativo. Come è nata questa idea?

Provenendo da Napoli, mi sono documentato sulla storia dei cosiddetti “bassi” o vasci”, che restavano aperti tutta la notte e dove si cucinava per tutti. Per molti aspetti, è simile alla “private kitchen” cinese, in cui le famiglie si riuniscono per mangiare e stare insieme. L’idea è stata dunque quella di fondere i due modelli dando vita al “Segreto” in cui offro al pubblico solo prodotti ultra-tradizionali della cucina napoletana. Nulla di rivisitato.

Come ti trovi ad Hong Kong, quali differenze culturali ci sono rispetto all’Italia e perché hai scelto proprio questo posto per stabilirti definitivamente?

In realtà, c’è da dire che ormai giro da più di venti anni dunque sono poi abituato alla cultura estera che italiana. Qui mi trovo bene anche perché questo posto mi ricorda molto Napoli con la sua alta densità di popolazione e con la sua gente semplice alla mano. C’è molta più possibilità di lavoro rispetto all’Italia. Personalmente, non ho trovato difficoltà a lavorare neanche nel nostro Paese, ad essere sincero; mi sono trovato bene sia quando ero a Roma che a Napoli ma se ho fatto questa scelta è principalmente perché sono attratto dallo stare in contatto con culture diverse e Hong Kong, in tal senso, è una città cosmopolita.

Poco tempo fa Hong Kong ha dovuto fronteggiare un periodo molto delicato ovvero la rivolta del popolo contro il Governo cinese. Ora, c’è un nuovo pericolo, anche se invisibile, rappresentato dal Covid. Come stai affrontando questo momento particolare?

Beh a dirti la verità, non mi ha toccato in modo particolare anche perché si è trattato di una protesta molto gonfiata dai media. Dai telegiornali, in Italia, vi siete sicuramente fatti una idea che ti assicuro, non corrisponde al vero visto che la polizia è stata molto pacifica mentre i manifestanti, composti perlopiu’ da giovani, erano molto violenti. Sul Covid invece, che dirti, chi vivrà, vedrà. Personalmente, non mi preoccupo più di tanto perché la vedo come una semplice influenza anche se più facile da contagiare di altre, anche se penso che la stanno strumentalizzando molto sia da un punto di vista economico che sociale. È da vedere comunque, come evolverà la situazione nei prossimi due-tre mesi.

L’Italia è stato uno dei Paesi maggiormente colpiti dall’epidemia. Come pensi che il Governo stia fronteggiando la situazione?

Io penso che il Governo la stia fronteggiando nel modo migliore per quelli che sono i suoi interessi. Il divieto di uscire di casa, è importante per evitare il rischio di contagio, per carità, ma la cosa che fa più arrabbiare è che l’Italia non abbia le strutture adeguate a fronteggiare l’emergenza perché i soldi, in passato, sono stati spesi per altro. Dunque è più comodo dire a tutti “non vi allontanate dalle vostre abitazioni” piuttosto che dire, “non abbiamo i mezzi e le risorse per curarvi. La Cina invece, viene criticata, ma nonostante ciò ha risolto il problema in poco tempo, non badando a spese e facendo costruire ospedali e strutture sanitarie in dieci giorni, investendo milioni e milioni di euro. Proprio oggi mi hanno inviato un articolo in cui era scritto che hanno addirittura rifiutato aiuti dall’estero perché non ne avevano bisogno. In Italia, bisogna considerare che l’età media della popolazione è inoltre, molto alta. Siamo uno dei Paesi con la percentuale più alta di anziani e anche per questo motivo che stiamo facendo registrare più morti di qualsiasi altra Nazione.

Passiamo allo sport. Segui la squadra della tua città, il Savoia e ne sei sempre tifoso nonostante la lontananza?

C’era un periodo della mia vita, che ero praticamente fissato con il Savoia. Mia nonna, era tifosissima dei bianchi. Pensa che negli anni 60’, era famosa in città per aver rischiato più volte il divieto di assistere alle partite per essere saltata in campo con l’intento di aggredire gli arbitri. Con il tempo poi, sono stato assorbito dal lavoro e non ho più seguito lo sport, con assiduità. Qui, non ci sono come in Italia, pause e giorni festivi; si lavora, praticamente sempre ma comunque ho portato dietro con me, le mie uniche passioni sportive: il Savoia ed il Napoli.


Ti piacerebbe, un giorno, ritornare in Patria, e perché no, proprio nella tua terra?

Si, perché no. Non ho mai considerato la pensione, che per me non esiste, però, se devo essere sincero, uno dei pensieri che faccio sempre è quello che mi piacerebbe, un giorno, andare a vivere a Sorrento o ancora meglio, Vico Equense, ancora più vicina alla mia Torre. Si mangia bene ed inoltre riabbraccerei i miei amici e la mia famiglia.

Progetti per il futuro?

Per il momento, stiamo bene qui e il nostro progetto sta andando avanti. Anche se abbiamo avuto un calo del 50% percento rispetto all’anno scorso, gli affari vanno ugualmente bene perché, come ti dicevo, avviamo una nostra clientela di nicchia che ci è fedele da sempre ma valuteremo, allo stesso tempo, anche l’idea di spostarci in qualche altra città asiatica. L’Asia, rappresenta il futuro: Stiamo pensando ad esempio a Shangai che è ormai la nuova New York o anche Bangkok che è in costante espansione. Intanto, oltre alla figura di chef che mi sono costruito (una sorta di celebrity chef un po’ folle, un po’ dancing) ho anche, come ti ho accennato prima, il profilo business dove sono specializzato in design e branding per il food&beverage ovvero faccio consulenze nel campo della ristorazione e ho inoltre creato dei brand tutti miei. Ho ideato, per esempio, una piattaforma di food-delivery specializzata in torte che stiamo lanciando sul mercato, proprio in queste settimane e un olio piccante, fra l’altro prodotto a Torre Annunziata. Ed ecco, il legame forte con la mia terra; difatti, quando posso fare business con quelle che sono le eccellenze della mia terra, non esito a farlo. Anche quando faccio il mio “cooking-show”, per esempio, parlo alla gente della nostra tradizione napoletana,di quanto era ricco il Reame di Napoli e di quanto sia stato importante, in tal senso, lo snodo ferroviario Torre Annnunziata-Cancello per il trasporto dei prodotti agro-alimentari dall’Agro nocerino-sarnese oltre all’importanza che hanno rivestito i nostri pastifici.

Un messaggio che senti di inviare alla tua città in un momento così difficile?

Ai miei concittadini dico di non farsi prendere dal panico. Torre Annunziata, nella sua storia, ha superato momento più difficili. Gli oplontini, del resto, sono sempre stata gente tosta abituata a lottare ogni volta che il gioco si faceva duro. Ricordo, ad esempio quando ero ragazzino negli anni 80’, e in città c’era il coprifuoco. In quell’occasione, c’era davvero da avere paura. Sono convinto che i miei conterranei sapranno dunque superare questo momento difficile perché sono intelligenti e hanno la capacità di osservare e di captare le notizie con occhio veritierio, senza farsi riempire la testa di cose inutili che possono servire solo a creare panico.

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