Buon compleanno ad Antonio Del Sorbo, 34 candeline per il bandito

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Intervistato dalla nostra redazione, l’attaccante ricorda anche la passata esperienza a Torre Annunziata

Trentaquattro candeline spente ieri e con tanta voglia ancora di gonfiare le reti delle porte avversarie. Scalda i motori l’attaccante dei bianchi Antonio Del Sorbo, in attesa dell’esordio in Coppa Italia contro la Gelbison che sogna di ritornare a segnare subito al Giraud, in quello stadio che appena pochi anni fa, l’ha visto grande protagonista di una stagione esaltante, conclusa con la vittoria del campionato di serie D e il ritorno in Lega Pro dopo tanti anni di assenza. Era il Savoia del presidente Luce e del tecnico Feola, una vera e propria corazzata partita, con l’obiettivo dichiarato di stravincere il torneo e che alla fine, riuscì a mantenere fede alle promesse, distaccando di gran lunga la sua principale antagonista, l’Akragas.

Il centravanti originario di Castellammare di Stabia, fu prelevato per fungere, inizialmente, da alternativa a Meloni ma nel corso della stagione, riuscì a ritagliarsi il suo spazio, siglando ben 9 reti in 28 apparizioni.

Le cose, non andarono invece bene, l’anno successivo. La nota crisi economica che attanagliò la società, sconvolta dal l’arresto del patron Luce, costrinse a ridimensionare i programmi. La prima parte del campionato, fu a dir poco disastrosa e causò, nel girone di ritorno, un repulisti generale.

Quasi tutti i big, escluso il capitano Scarpa, furono costretti a partire per altri lidi, poiché non più sicuri di percepire lo stipendio. Tra i tanti, ammainò la bandiera anche la punta ex Afragolese, che seppur a malincuore, si trasferì alla Lupa Roma, lasciando come ricordo a Torre Annunziata, 3 reti in 13 gare disputate.

A raccontarci direttamente in prima persona, quelle che furono le sue sensazioni, è proprio il bandito, soprannome che gli hanno affettuosamente attribuito i suoi tifosi, per la sua particolare esultanza che si è inventato dopo ogni goal, durante la quale mima il cappuccio che indossano i banditi quando mettono in atto una rapina.

”La prima stagione, fu fantastica. Disputammo un campionato da incorniciare e tutto andò alla grande. La seconda, invece, fu da dimenticare. Già quando arrivò il dg Maglione, capii che c’era qualcosa che non andava visto che avevo gia’ avuto modo di conoscerlo durante la mia esperienza alla Cavese. Del resto, che si sentisse puzza di bruciato lo si intui’ anche dal fatto che non aveva confermato la maggior parte dei componenti della rosa che aveva vinto il campionato, la stagione precedente”.

L’attaccante oplontino, non nasconde una certa emozione per essere ritornato a Torre Annunziata.

”Quando mi ha chiamato Mazzamauro, non ho esitato un attimo ad accettare. Nella mia mente, c’erano soltanto ricordi belli legati al Savoia, quelli relativi alla Legapro, li avevo già dimenticati perché non eravamo in condizione di poter fare bene. Fisicamente mi sento bene, ed anche lo staff atletico me lo ha confermato. Sono carico, e non vedo l’ora di cominciare”.

Il bomber, è consapevole che quest’anno tutto sarà più complicato, che dovrà reggere da solo il peso dell’attacco insieme al nuovo compagno di squadra Pisani, ma è’ pronto per questa nuova sfida.

”Sono conscio di avere maggiori responsabilità quest’anno ma sono pronto per questa nuova sfida. So di avere le spalle larghe, e sono ancora più voglioso di dare tutto per il Savoia. Non mi pongo obiettivi personali, non importa quanti goal riusciro’ a fare, la cosa più importante è che il Savoia porti piu’ punti possibili a casa”.

L’ex Afragolese, ci parla anche delle sensazioni che si sprigionarono in lui, quando ritornò a calcare il rettangolo verde del Giraud, da avversario.

”Sono tornato qui da avversario già quando giocavo con la Lupa Roma ma quella partita si disputò a porte chiuse quindi non ebbi la possibilità di poter sentire il calore del pubblico che invece ho potuto percepire la scorsa stagione. È’ sempre emozionante tornare in quello che prima era stato il tuo stadio. Anche nel pulmann, raccontavo ai miei ex compagni di squadra, cosa significava giocare a Torre Annunziata”.

Un’ultima battuta, sui tifosi e la piazza.

”Finché giocherò a calcio, l’ho sempre detto, ribadirò sempre che l’anno più importante della mia carriera è’ stato quello in cui abbiamo vinto il campionato di serie D. Per me la piazza di Torre Annunziata, e’,senza dubbio, la migliore in cui abbia mai giocato”.

Che dire, in bocca al lupo bandito, ancora auguri di buon compleanno. Ti auguriamo di cominciare a gonfiare la rete già da domenica!