Intervista ad un grande ex, il difensore Sandro Porchia, che in maglia bianca ha lasciato ricordi indelebili.
Il Savoia ha sempre avuto nella sua storia, una buona tradizione per ciò che riguarda i difensori. Basti pensare, solo per citarne alcuni, a Genisio e Pappalettera, oppure, avvicinandoci a tempi più recenti, a De Rosa e Fortini. Alcuni, non li abbiamo visti giocare ma ci sono stati raccontati, di altri invece, ne serbiamo un nitido ricordo. La lista sarebbe comunque lunghissima ed anche a volerla allungare, dei nomi inevitabilmente, ci scapperebbeto. Chi invece non abbiamo dimenticato ma vogliamo piuttosto citare ora, per introdurre il protagonista della prossima intervista è un calciatore che a Torre Annunziata ha lasciato il segno, militando maglia bianca dal 1996 al 2000 e collezionando ben 103 presenze. Un vero e proprio pilastro difensivo che sapeva abbinare forza fisica ad un’innata classe che esibiva attraverso una grande abilità sui calci piazzati. Stiamo parlando di Sandro Porchia, uno che da queste parti ha lasciato il cuore ed a sua volta, lo ha ricevuto dai suoi ex tifosi, diventando un vero e proprio idolo. Una sorte di do ut des, parafrasando una nota massimo latina, ma con la differenza che in questo caso, le due parti si sono scambiati sentimenti forti che il tempo difficilmente potrà cancellare.
Parlaci un pò di te e di come ti sei avvicinato al calcio. Nonostante il tuo sangue sia italiano, precisamente calabrese, sei nato in Germania, ad Olpe. Hai anche vissuto lì oppure sei subito rientrato nel Belpaese?
I miei genitori, lavoravano in Germania, ecco perché sono nato lì ma dopo tre mesi dalla mia nascita, siamo rientrati in Italia, precisamente a Valcarizzo di Uffugo, in Provincia di Cosenza. Come è nata la mia passione per il calcio? Sin da quando ero piccolo, trascorrevo ore per strada a giocare. Dunque si può dire che è innata.
Nel 1996, arrivi al Savoia e ne diventi subito un perno inamovibile al punto da restare in maglia bianca ben quattro stagioni durante le quali totalizzi ben 103 presenze e conwuisti anche una storica promozione in serie B. Come si incrociarono i vostri destini?
Dopo un’ ottima stagione a Ragusa, in serie D, dove scesi in campo ventinove volte, mettendo a segno due reti e guadagnai anche la convocazione nella Nazionale Dilettanti guidata da Berrettini, fui notato dal Savoia che alla fine riuscì a spuntarla sul Napoli.
Che ricordi serbi di quella esperienza?
Al Savoia ho trascorso anni indimenticabili. Quando arrivai Torre Annunziata, avevo solo diciannove anni e fui accolto benissimo. Sarò sempre grato ai torresi, persone straordinarie che mi hanno cresciuto dimostrandomi calore, passione e gentilezza.
E della promozione in B e la conseguente festa con una città letteralmente impazzita di gioia per il raggiungimento di uno storico traguardo che mancava da circa cinquanta anni?
Sembrava tutto un film. Un ricordo indelebile con il giro in carrozza per le strade della città ed i tifosi impazziti di gioia.
Quella annata fu davvero strepitosa. Contro i favori del pronostico, eliminaste nei play-off, le più quotate Palermo e Juve Stabia. Quale fu il segreto del vostro successo?
Non eravamo per nulla favoriti, anzi! Ed invece, riuscimmo a battere due volte il Palermo, anche in trasferta davanti a ben 35.000 spettatori. Poi l’apoteosi di Avellino di cui ricordo come fosse ieri, il nostro incredibile muro bianco di tifosi a sostenerci. Una vera magia, che ci condusse in serie B dopo cinquanta anni dall’ultima volta.
Oltre a distinguerti per le tue doti difensive, a Torre Annunziata mettesti in mostra anche le tue doti balistiche, grazie ai tuoi calci piazzati che molto spesso andavano a segno. Come e quando affinasti questa tua abilità?
Guardavo sempre Giuseppe Alessi (un vero fenomeno) calciare le punizioni e così, pian piano…
E della sfortunata annata in serie B, che ricordi hai? Cosa è che a tuo avviso non funzionò?
Quella fu un’annata particolare. Partimmo benissimo ma poi trovammo tante difficoltà lungo il percorso e non riuscimmo mai a fare il salto di qualità. In campo, davamo però sempre il massimo e spesso riuscimmo anche a fare delle ottime prestazioni.
Poi sei passato al Crotone, diventando anche lì un punto fermo dei pitagorici…
Anche a Crotone ho trascorso cinque anni straordinari, totalizzando 200 presenze e circa trenta reti e diventando negli ultimi due anni, capitano della squadra.
Cosa mancò a tuo avviso per aspirare al grande salto nella massima serie?
A dir la verità, non lo so. Molti dicevano che avevo le carte in regola per giocarci ma purtroppo, non è accaduto.
Tra i tuoi goal in maglia bianca, quale ti è rimasto più impresso?
Ricordo il mio primo goal in serie B contro la Pistoiese. Ci fu un vero e proprio boato al Giraud.
Sei rimasto ancora in contatto con i tuoi ex compagni di squadra?
Si, abbiamo una chat su whatsapp, con il gruppo storico e a capo vi è il grande mister, Osvaldo Jaconi.
La piazza a cui sei rimasto più legato?
Tutte, a loro modo, hanno lasciato in me qualcosa di importante.
Segui ancora le sorti del Savoia?
Certo, lo seguo sempre. Torre è nel mio cuore.
Come mai il Savoia, non riesce a tuo avviso, a raggiungere la Legapro e a restarci con continuità, nonostante ci stia provando da alcuni anni?
Torre Annunziata è una piazza importantissima. Ci vuole solo un pò pazienza e sono sicuro che presto, arriverà.
Secondo te, l’attuale proprietà riuscirà in questo obiettivo?
Difficile dare giudizi. Di sicuro, chi è in questo momento al timone del Savoia, vuole il bene di questa città.
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, sei rimasto nel mondo del calcio?
Ho lavorato cinque anni nel settore giovanile del Palermo, prima come coordinatore tecnico e poi come responsabile. Poi sono passato al Trapani, sempre in qualità di responsabile del settore giovanile e quest’ anno avrei dovuto rivestire la carica di ds, ma purtroppo la società è fallita.
Un messaggio alla piazza prima di salutarci?
Saluto con immenso amore tutti i torresi che mi hanno accolto e coccolato durante quei quattro anni stupendi, con l’ augurio che questa città e questi colori possano ritornare nel calcio professionistico.