L’ex esterno oplontino, uno dei più forti interpreti del ruolo che ha vestito la maglia bianca negli ultimi anni, ci racconta la sua esperienza a Torre Annunziata.
Tra gli esterni più forti della storia recente del Savoia, c’è sicuramente lui, Gianmarco Frezza. Giunto a Torre Annunziata nella stagione 1999/2000, in serie B, il calciatore romano ha indossato la casacca bianca un’anno e mezzo circa, totalizzando 58 presenze e 7 reti, ed entrando subito nel cuore dei tifosi grazie alla sua grinta ma soprattutto alla sua velocità supersonica. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente, per parlare con lui dei suoi trascorsi a Torre Annunziata.
Gianmarco, dopo aver smesso di giocare, hai continuato a lavorare nel mondo del calcio o ti occupi di altro, attualmente?
No, ho smesso con il mondo del calcio ed adesso, lavoro nell’azienda di famiglia, un ingrosso di casalinghi ed arredi per la casa.
L’esperienza al Savoia, e’ stata breve ma intensa. Un anno e mezzo durante il quale hai giocato ad alti livelli, lasciando un grande ricordo tra i tuoi ex tifosi. In serie B, arrivasti, come tanti alti calciatori, a stagione in corso. Secondo il tuo punto di vista, quella squadra, rinforzata durante il mercato invernale, si sarebbe potuta salvare laddove fosse stata costruita dall’inizio?
Sicuramente. Se quella squadra fosse stata assemblata dall’inizio, si sarebbe salvata, ne sono convinto. Eravamo davvero un gruppo forte ed unito.
L’anno successivo, nonostante la retrocessione, hai deciso di restare, sposando il progetto ambizioso della società che aveva costruito una squadra molto forte, per puntare all’immediato ritorno nella serie cadetta ed il tuo rendimento fu ancora più alto. Siglasti ben 7 reti, disputando quasi tutte le partite da titolare. Che ricordi hai di quella stagione?
La seconda stagione, fu per me, davvero indimenticabile. Mai nella mia carriera, avevo segnato sette reti e riuscire a farlo con la maglia del Savoia, rappresenta solo un motivo di orgoglio per me.
Sei rimasto in contatto con qualche tuo ex compagno di squadra?
Sono rimasto molto legato al Alberto Nocerino, un’amicizia che è rimasta immutata nel corso degli anni. Ci vediamo anche molto spesso.
i tifosi torresi ti avevano soprannominato “Freccia”, per la tua velocità ed in effetti, prima con Martino, poi con Kanyengele e Puccinelli, hai formato delle batterie di esterni di assoluto livello, difficili da marcare per gli avversari…
Si la mia qualità migliore e’ stata la velocità e tutto assieme, eravamo davvero difficili da marcare.
Una tua rete nel derby della Nocerina, ti ha fatto entrare nel cuore dei tifosi, vista la rivalità sportiva tra le due tifoserie. In tal proposito, quali partite e reti, ti sono rimaste impresse di quel periodo?
Sono riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi per il mio modo di giocare. In campo davo tutto me stesso ed inoltre, lottavo sempre su ogni pallone anche quando le cose non andavano bene, e questo per i tifosi, e’ importante. E poi, segnare nel derby con la Nocerina, è stata un’emozione indelebile che porterò sempre dentro di me come tra i ricordi più belli.
Sei ancora integro fisicamente. Non hai mai pensato di ritornare in campo?
In effetti, fisicamente sto ancora bene. Difatti, ho giocato fino ai quarantadue anni con la Virtus Andria. Ora però, ho deciso di dedicarmi ai miei figli.
E le piazze a cui sei rimasto più legato, durante la tua carriera?
Andria, dove ho vinto anche il campionato e il Savoia, dove ho realizzato il mio record di reti in una stagione.
Segui ancora il Savoia?
Si, seguo sempre con affetto, le sorti del Savoia e ci tengo ad augurargli di ritornare al più presto nel calcio che conta perché un pubblico come quello di Torre Annunziata, merita ben altro.