TORRE ANNUNZIATA (NA) – Il ‘miracolo sportivo’ che sta avvenendo a Torre è alla portata di tutti: il Savoia, nonostante tutto, continua a lottare e a vincere, regalando anche qualche soddisfazione come il poker rifilato al più quotato Catanzaro sabato scorso. Non bisogna mai smettere di sottolineare la bravura di Papagni e del suo gruppo di uomini (prima che calciatori) che stanno onorando il blasone e la storia ultracentenaria del ‘nostro’ Savoia ed ha ragione il tecnico quando dice che “questi ragazzi meriterebbero sempre due voti in più in pagella, a prescindere, per quello che stanno facendo”.
Possiamo passare ore a stilare tabelle e fare calcoli per la salvezza: ma qual è la vera salvezza del Savoia? A cosa servirebbe mantenere la categoria se poi si è destinati a fallire? La filosofia del “campa cavallo che l’erba cresce”, probabilmente, servirà solo ad aumentare i rimpianti dopo, per non aver fatto qualcosa quando si era ancora in tempo.
Il 28 febbraio scorso, esattamente sedici giorni fa, Eupremio Carruezzo annunciava pubblicamente che l’AC Savoia 1908 ha uno stato debitorio che, in proiezione, a giugno, sfiora i due milioni di euro. A distanza di così poco tempo in molti, pare, l’abbiano già dimenticato. E’ bastata qualche ‘chiacchiera’ e qualche risultato positivo per far passare i tifosi da una linea ‘dura’ di protesta al ritorno in curva che permette, di fatto, all’attuale proprietà di prendere tempo e andare avanti ‘gratis’ visto che le spese per l’organizzazione delle partite casalinghe e delle trasferte saranno garantite dagli incassi in una sorta di auto-gestione che, con un poco di lungimiranza, è chiaro che non porterà da nessuna parte.
“Rimbocchiamoci le maniche e facciamo qualcosa invece di piangerci addosso”. Questo il motto dei demagoghi di turno. Bene, benissimo: il problema è capire qual è quel ‘qualcosa’ che sia davvero utile alla causa e non un semplice palliativo. In questo ‘gioco’ al massacro c’è anche chi ci sta ‘rimettendo’, buttando denaro in un pozzo senza fondo e, senza rendersene conto, sta contribuendo ad ammazzare il Savoia. Ma quale sarebbe l’alternativa?
Probabilmente è giunta l’ora di pretendere chiarezza e instaurare un dialogo diretto con la società, senza intermediari, per chiedere quali siano le reali intenzioni e regolarsi di conseguenza. Se la proprietà intende proporre un piano di ristrutturazione del debito riprendendo a mettere mano alla tasca a quel punto potrebbe anche essere legittimo continuare ad ‘aiutare la barca’ passando per il botteghino e non facendo mancare l’apporto alla squadra a patto, però, che si vigili costantemente sull’operato della stessa. Ma se, come dichiarato a febbraio, Quirico Manca non ha intenzione di mettere più un euro nel Savoia forse sarebbe più opportuno 'costringere' la proprietà ad andare avanti con le proprie forze che, di fatto, obbligherebbe a prendere una decisione il più velocemente possibile, insistendo sull'ipotesi del fallimento guidato con la consegna dei libri in Tribunale in modo che il curatore possa iniziare quanto prima il lavoro di ‘risanamento’ e i tifosi la ricerca di un nuovo imprenditore che, in questa confusione, mai e poi mai si avvicinerebbe al calcio torrese.
In ogni caso sarebbe già importante riuscire a guardare un po’ più al di là del proprio naso, senza farsi soggiogare dalle bugie che qualcuno continua a raccontare, nonostante tutto.
E allora, cari lettori, vi chiediamo: qual è la vera salvezza del Savoia?