Il presidente dei bianchi, costretto a scendere in campo in prima persona, per cercare di difendere l’operato del suo staff a cui aveva dato carta bianca per la realizzazione di un progetto ambizioso…
Tre pareggi consecutivi, compreso quello sorprendente con il Corigliano che ieri è stato sommerso da una pioggia di goal a Palermo e che la settimana prima, aveva deposto, a sua volta, le armi anche contro la Palmese, sono il chiaro segnale del momento difficile che sta vivendo la società oplontina. La riprova la si è avuta al termine della gara di ieri contro il Biancavilla, compagine la cui rosa vale quasi due volte meno di quella oplontina e la cui trasferta a Torre Annunziata, è stata, tra l’altro, finanziata da una nota azienda di marmi campana. Dopo la prima, vera, contestazione da parte dei tifosi che prima di manifestare il proprio dissapore hanno avuto pazienza per ben dieci giornate, la proprietà, si è trovata per la prima volta a dover fronteggiare una situazione che ormai era diventata non più trascurabile. Il presidente Mazzamauro, visibilmente in difficoltà per la situazione venutasi a creare, è così dovuto scendere in campo in prima persona per metterci la faccia dopo averci messo anche tanti soldi. Come si suol dire, oltre il danno, la beffa. Sceso in sala stampa, è stato costretto a gettarsi nel fuoco per il suo staff e per i suoi calciatori, finendo così, inevitabilmente , con lo scottarsi; dapprima ha cominciato a difendere la squadra, sostenendo che in queste partite nessuna aveva mai messo sotto i bianchi (ma neanche il Savoia in realtà, ha mai messo sotto nessun avversario, eccetto il Licata). Poi, dulcis in fundo, ha paragonato la piazza di Palermo, quinta città in Italia con 1,3 milioni di abitanti e traboccante di entusiasmo dopo le nove vittorie consecutive, a quella di Torre Annunziata che di abitanti invece ne ha circa 45.000 e che, delusa dalle recenti prestazioni dei suoi beniamini oltre che dalla mancanza di risultati, nelle ultime domeniche si è comprensibilmente un pò allontanata dagli spalti. Ha dovuto, in pratica, deragliare ed uscire fuori dai binari, pur di proteggere il ds, il suo staff e l’allenatore, ai quali aveva commissionato, dandogli carta bianca, il progetto che aveva in mente, il quale poi si è in realtà rivelato ricco di vizi occulti. In tal senso, può solo venirci in mente, la litania che ripete Totò nel suo film “47, morto che parla”: ed io pago…