La scelta di Campilongo, un messaggio chiaro da parte della società. Adesso bisogna che tutti remino nella stessa direzione

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L’arrivo di Campilongo, è un messaggio in codice, abbastanza chiaro, da parte della società. E adesso, c’è davvero bisogno della collaborazione di tutti.

Con l’avvento in panchina di Salvatore Campilongo, il Savoia ha voluto lanciare alla piazza un messaggio chiaro, che deve essere letto, tra le righe, in questo modo:”abbiamo intenzione di avviare un progetto stabile qui a Torre Annunziata ma c’è bisogno che la piazza remi dalla nostra parte”. Del resto, non si ingaggia un allenatore dal curriculum così importante, soltanto per affidargli il ruolo di traghettatore, ne’ pensiamo che quest’ultimo si sarebbe limitato ad accettare tale ruolo. Adesso, i sostenitori oplontini debbono fare assolutamente la loro parte; stringersi intorno a questa società, provando ad isolare quei pochi teppisti che non vogliono assolutamente il bene di questi colori. Come un piccolo sassolino, gettato nello stagno, è in grado di suscitare onde concentriche che si allargano in superficie, generando un moto continuo, così un piccolo gesto è in grado di smuovere le coscienze degli individui, ma serve il supporto e la collaborazione di tutti perché i grandi o piccoli cambiamenti, sia nel calcio che nel sociale, hanno bisogno di una seppur minima scintilla. Ognuno deve dunque guardarsi dentro, interrogare la propria coscienza e domandarsi se può fare di più per dare un proprio contributo alla causa. Solo in due cose non siamo d’accordo con la proprietà, ovvero sulla questione abbonamenti e su quella relativa agli sponsor. Attenzione, non diciamo che non sono due fattori importanti per una crescita a lungo termine, anzi. Sui primi, la piazza chiede soltanto pazienza; lo scoramento e la delusione per i tanti anni anonimi vissuti tra serie D ed Eccellenza ha allontanato tanti tifosi e raffreddato gli animi di tanti che non hanno più creduto alle tante promesse fatte dagli innumerevoli avventori di turno che si sono accostati a questo glorioso stemma, soltanto per ricevere visibilità, salvo poi fare armi e bagagli e dare il benservito, adducendo assurde motivazioni per giustificare i loro palesi fallimenti. Le tessere, insomma, arriveranno, senz’altro, con il tempo, con la programmazione e quando in città si potrà nuovamente percepire quella voglia di fare concretamente qualcosa di buono per la propria squadra del cuore, senza usarla soltanto per i propri fini. La società sta già lavorando bene e con professionalità, e lo abbiamo appurato soprattutto in occasione dei festeggiamenti per i 110 anni di storia dove è stato fatto un eccellente lavoro, sopratutto dal punto di vista del social-marketing; se continuerà su questa giusta strada, potra’, ne siamo sicuri, raggiungere tranquillamente il proprio intento perché il potenziale di tifosi (la maggior parte dei quali, in questo momento, delusi) da poter attrarre allo stadio, è, come si sa, enorme. In questo periodo storico, si potrebbe, anche, lavorare tanto nelle scuole. Provare, per esempio, ad utilizzare questa ottima capacità comunicativa, per avvicinare i giovani allo stadio, magari con alcune iniziative gratuite in occasione di qualche match interno. Sfruttare inoltre la propria immagine per provare a coinvolgere nuove forze economiche nel progetto, nella consapevolezza che in aree del Meridione piuttosto povere come questa, non bisogna fare troppo affidamento su aiuti esterni, soprattutto in un periodo di crisi economica come quella che sta attraversando il nostro Paese. Come in tutte le piazze, che sia il Savoia, la Juve Stabia o la Nocerina, gli sponsor si avvicinano al progetto soltanto in categorie superiori, quando sono sicuri di ottenere in cambio, maggiore visibilità.

Chi è Campilongo

Trattasi di un allenatore che, soprattutto in Campania, ha vinto tanto. Nato a Napoli l’1/09/1961, dopo aver fatto un’ottima carriera da attaccante, arrivando ad esordire in serie A con la casacca della Lazio, nel 1980, ha intrapreso la carriera da allenatore nel 2002. La partenza fu molto incoraggiante, visto che riuscì’ a salvare ai play-out di serie D, l’Ariano Irpino che si aggiudicò il match decisivo contro il Marsala. Il suo periodo più felice, è però legato alla Cavese. Con i metelliani che comincio’ a dirigere nel 2004, ha vinto due campionati di C2 (il secondo, sconfiggendo per 2-1 ai play-off, il Sassuolo) e sfiorato la serie B. Altro momento d’oro, sulla panchina dell’Ischia (2012) con cui vinse il campionato di serie D con cinque giornate di anticipo, ed uno scudetto dilettanti, dopo aver battuto in finale, il Delta Porto Tolle. Campilongo, nasce come un fedele adepto del 3-5-2, ma nel corso della sua carriera, è riuscito a passare, con grande successo, al 4-3-3, schema che ha fatto le sue fortune ai tempi di Cavese ed Ischia.