L’ex esterno oplontino, ricorda l’indimenticabile stagione culminata con la promozione in Legapro e lancia messaggi d’amore alla sua ex squadra…
Sono passati circa sette anni da quando l’ex presidente Luce, scelse la piazza di Torre Annunziata per costruire quella che sarebbe stata la squadra più forte in assoluto sotto la sua gestione. Per infiammare i suoi nuovi tifosi, l’ex patron casertano, sganciò una serie di bombe in rapida successione, la cui deflagrazione fu potentissima: Arrivarono, solo per citarne alcuni, Stendardo, De Liguori, Meloni, Carotenuto e due giocolieri che avevano il compito di estasiare la folla con loro giocate, ovvero l’ex capitano Scarpa e Tiscione. Sin dalla prima giornata, fu subito spettacolo garantito tanto che domenica dopo domenica, lo stadio si riempiva sempre di più per ammirare da vicino quella che è stato, senza ombra di dubbio, una dei Savoia più forti degli ultimi decenni. Tanti dei suoi componenti, hanno lasciato ancora oggi, un ricordo indelebile nel cuore dei supporters oplontini. Tra questi, spicca Filippo Tiscione, il furetto siciliano, padrone indiscusso della fascia destra, il cui apporto fu decisivo per la promozione in Legapro, non solo in termini di goal ma anche di assist che sforno’ a grappoli per i suoi compagni. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente, per ricordare, a distanza di anni, quelle emozioni.
Filippo, hai cominciato il campionato a Casarano. I progetti erano ambiziosi ma qualcosa non ha funzionato, è così in corso d’opera, la società ha dovuto ridimensiona i programmi. Come mai sei andato via, decidendo di scendere in Eccellenza e trasferirti al Citta’ di Sant’ Agata?
In realtà, non ero convinto già dall’inizio di trasferirmi a Casarano. Avevamo da poco avuto il terzo figlio ed inoltre, mia moglie li’ era sempre sola, visto che dal punto di vista logistico, la città non era facilmente raggiungibile nonché poco ben collegata. Così, ho deciso, per il momento, di riavvicinarmi a casa, accettando l’offerta del Sang’Agata che mi aveva dato, sin da subito, l’impressione di essere una società seria e solida. E’ stato solo questo, il motivo che mi ha spinto ad andarmene ma a Casarano, mi trovavo comunque bene e l’importanza della piazza, non si discute.
Sono passati circa sette anni, dalla tua ultima volta a Torre Annunziata. Che ricordi serbi, di quella fantastica stagione?
Come hai detto tu, fu tutto fantastico. Ancora oggi, mi sento con tanti miei ex compagni come Scarpa e Meloni, solo per citarne alcuni oltre che con il tecnico Feola ed il presidente Luce. Inoltre, a Torre Annunziata, ho lasciato tantissimi amici. Fu, insomma, un anno perfetto; allo stadio c’erano sempre cinque/seimila persone e quella squadra era un’autentica corazzata, difficile da riassemblare nuovamente. E non lo dico solo perché stiamo in questo momento parlando ma è realmente così.
E proprio quando stiamo per chiedergli a quali piazze in cui ha giocato nella sua carriera, si sente più legato, ci precede…
Ho giocato in tante piazze, ma mi sento di affermare che è stata la migliore piazza in cui ho giocato ed in serie D non c’è niente di meglio che questo pubblico. Forse, emozioni simili, le ho provate solo a Terni, seppur in due categorie di differenza, ovvero la B. Quando sono arrivato la prima volta, in maglia bianca, molti mi dicevano che sarebbe stato meglio prendere casa a Cava de’ Tirreni o a Pompei ma ho scelto di vivere in città e sono stato benissimo. Mia moglie ed i miei figli erano completamente a proprio agio ed in città, tutti erano cordiali e disponibili, facendosi sentire come se fossimo a casa.
Aneddoti, partite e ricordi di quella stagione, che ti sono rimasti più impressi?
Di reti non ne feci molte, in quella stagione, ma quando arrivai a Torre, dichiarai che il mio obiettivo principale sarebbe stato quello di dare un contributo determinante per la promozione, aiutando i miei compagni di squadra e così è stato. Una delle partite che mi è rimasta comunque dentro, e’ quella contro la Battipagliese. Tutto fu indimenticabile: Dal pubblico, al risultato sono ad arrivare alla festa finale a cui presero parte anche i miei figli, Inoltre, feci anche goal dunque la gioia fu indescrivibile.
La stagione successiva, invece, parti’ subito con il piede sbagliato, e a causa di problemi ben noti, tu e molti altri componenti della rosa, foste costretti ad andare via…
Si, e fu un peccato perché quella stessa rosa, sono convinto che avrebbe ne figurato anche in Legapro. Purtroppo, io come altri, dovemmo andar via a malincuore. Sono abituato a dire le cose come stanno e il nuovo d.s Maglione, voleva darmi il minimo sindacale per restare, che equivaleva ad uno stipendio che di solito prendono i calciatori della Primavera. Tra l’altro, era poco convinto che potessi fare bene in una categoria che mi accingevo ad affrontare la prima volta. Dopo un po’ di tempo, dichiarò di essersi pentito di quella scelta...
E’ vero che l’anno scorso, sei stato vicino a rivestire la casacca bianca?
Si, a Dicembre ma non se ne fece più niente. Probabilmente, la società decise che siccome gli obiettivi erano ormai ridimensionati, non avrebbe avuto senso investire cifre così importanti. Non li biasimo, comunque, per questo, anzi, li capisco. Venivo, del resto, da una stagione importante alla Ternana e difatti, proprio in quella stagione, fui ingaggiato dal Siracusa in Legapro, disputando anche un buon campionato. Era comprensibile evitare di investire una cifra importante a metà campionato. Di solito, questo tipo di investimenti, vanno fatti ad inizio torneo, quando si decide, sin da subito, di puntare a determinati traguardi.
Hai trentaquattro anni, ma fisicamente sei ancora integro per giocare ancora in categorie a te più consone. Sant’Agata rappresenta per te una soluzione migliore per restare vicino casa oppure andrai via, a fine stagione?
Sant’Agata rappresenta solo una breve parentesi, una soluzione momentanea per permettere, come già anticipato prima, alla mia famiglia di prendersi cura della nuova arrivata ma a fine stagione andrò via. Mi sento ancora bene fisicamente e so di poter fare ancora bene in categorie superiori.
Come stai vivendo questo periodo di quarantena forzata?
Trascorrendo del tempo con la mia famiglia e continuandomi ad allenare, per quel che posso. Sto cercando di fare attività fisica anche se so che non è la stessa cosa di un allenamento vero e proprio, perché non posso fermarmi. Il mio lavoro, del resto, è importante per dare stabilità e futuro ai miei cari. Spero che dai primi di Maggio, potremmo avere maggiore libertà in modo da poter intensificare un po’ gli allenamenti e rimettermi lentamente in corsa.
Nel girone I, prima della sospensione, il Savoia e la squadra della tua città, il Palermo, stavano dando vita ad un bel duello. Per quale delle due fai il tifo?
Mi sento legato al Savoia. A Palermo, ho giocato soltanto nelle giovanili, sebbene, da palermitano sarebbe sempre un orgoglio vestire i colori della propria città. Ho anche giocato, negli ultimi anni, al “Barbera”, da avversario ed indubbiamente, e’ stata una bella emozione per me. Palermo e Torre Annunziata sono due piazze importanti che meritano categorie superiori ma il mio cuore, ripeto, dice Savoia. A quella maglia, sono legate emozioni forti.
Quale sarebbe la soluzione migliore? Far ripartire i campionati oppure promuovere le prime classificate e procedere ai ripescaggi, laddove dovesse presentarsi la necessità?
Secondo me, non ci sono le condizioni per riprendere. Non si farebbe altro che infliggere il colpo di grazia a molte società di D ed Eccellenza che costrette a nuovi esborsi economici, si troverebbero in serie difficoltà. La soluzione migliore, dunque, sarebbe quella di promuovere le prime classificate e ripescare alcune società meritevoli per blasone e solidità economica. Spero che tra queste, possa esserci proprio il Savoia. E se non sarà così, vuol dire che ci andremo insieme, l’anno prossimo (sorride)….
Ti sei lasciato scappare un ci “andremo”. Si percepisce quanto tua sia legato a questa maglia. Inutile chiederti, se ti farebbe piacere ritornare…
Non ti nascondo, che mi farebbe piacere se squillasse improvvisamente il mio telefono e dall’altra parte, arrivasse quella chiamata… Mi manca la gente di Torre, quell’inconfondibile suono del suo dialetto...
Un ultimo messaggio che senti di inviare ai tuoi ex tifosi?
A loro voglio dire che li porto sempre dentro di me ed un giorno, spero che i nostri destini possano di nuovo incrociarsi.