Aspettando l’Akragas
Era tempo che non mi accadeva…almeno da dieci anni. E mi sembra di essere ritornato bambino, di rivivere quei sentimenti puri e senza macchia che il tempo e le esperienze avevano cancellato. O, almeno, pensavo avessero cancellato. Invece è bastato andare al Giraud per la prima di campionato, guardare estasiato la Curva Sud e ho avuto l’impressione di essere stato catapultato al primo settembre 1999 per la gara di Coppa Italia contro la Sampdoria.
Poco mi interessava il risultato (in realtà mai in bilico) ma la mia attenzione era rivolta lì alla Curva; sempre in movimento come un vulcano in eruzione, avevo l’impressione di essere a Belgrado o nel “fosso” di Salonicco.
Ed è iniziata la febbre, quel tremolio che ti prende solo a pensare alla prossima partita del Savoia, quel continuo ripetersi che “è solo calcio” ma sapere bene che non è così.
Il Savoia non è solo calcio è molto di più, è, mi scusi Papa Francesco, una fede incrollabile che anche nei momenti più duri e scuri arde sotto le ceneri per poi risorgere. In alcuni casi è l’unico ideale a cui aggrapparsi, in una realtà dove le nuove generazioni hanno perso il diritto anche a sognare.
E in occasione dell’anticipo televisivo la Curva Sud sfoggerà un nuovo mega-striscione che cingerà tutto l’arco del settore dedicato agli ultras a rappresentare l’unione delle varie anime del tifo oplontino.
E allora venga domenica, venga l’Akragras, vengano tutte le avversarie…il Giraud vi aspetta.